Esistono gesti universali? La risposta è si. Esistono gesti identici in tutto il mondo e che non variano da cultura a cultura. Alcuni di questi sembrerebbero essere di natura innata. Ne è un esempio il cenno con il capo per rispondere affermativamente che viene usato sin dalla nascita anche da chi è cieco. Oppure il cenno con il capo che indica la negazione, anch'esso lo ritroviamo già nella prima infanzia quando osserviamo il bambino girare la testa da un altra parte quando non vuole più il latte per rifiutare il seno materno. In questa maniera impariamo da subito la valenza di determinati gesti e impariamo a ricorrervi per esprimere accordo e disaccordo.
L'origine evolutiva di alcuni di questi gesti è da ricondursi al nostro passato "animale". Scoprire i denti e dilatare le narici sono azioni che indicano un atteggiamento aggressivo e sono segnali primitivi usati dai primati per manifestare il loro intento di attaccare o difendersi a chi si trova loro difronte. La dilatazione delle narici consente un maggior afflusso di aria, quindi ossigeno, poco prima di una reazione di "combatti o fuggi".
Bisogna però ricordare che, cosi come nel linguaggio abbiamo delle forti variazioni da cultura a cultura, anche alcuni segnali del corpo variano...ma di queste differenze ce ne occuperemo in un altro post.
Ecco le tre regole principali per leggere correttamente i segnali che il corpo del nostro interlocutore ci invia:
1) Leggere i gesti nell'insieme. L'errore più comune e sicuramente anche quello più grave che la gente compie dopo aver seguito un corso sulla comunicazione non verbale o letto un libro sull'argomento, è quello di interpretare qualsiasi gesto isolato come indicatore affidabile delle intenzioni del nostro interlocutore. Il linguaggio del corpo deve essere invece paragonato ad un qualsiasi altro linguaggio orale, composto da parole, frasi e punteggiature. I gesti possono essere tranquillamente paragonati alle parole e come queste possono avere più significati (come ad esempio nella lingua inglese).
Solo quando collochiamo un termine nel contesto di una frase, assieme ad altri, ne comprendiamo con certezza il senso. Ala stessa maniera i gesti si combinano in frasi, quindi in gruppi, che ci svelano i veri sentimenti e atteggiamenti delle persone. Un insieme di gesti, per poter essere letto correttamente deve contenere almeno tre gesti. Nei prossimi post vi descriverò varie combinazioni di segnali non verbali.
2) Attenzione alla coerenza. Diversi studi hanno dimostrato che i segnali non verbali hanno un impatto cinque volte maggiore di quelli verbali e che,quando tra di essi c'è discordanza, un soggetto fa affidamento sul messaggio non verbale (in particolar modo le donne).
Se vedeste uno dei nostri politici (e sicuramente lo vedrete) mentre è dietro una scrivania o un leggio affermare con sicurezza (a voce) ma con le braccia conserte e il mento abbassato (atteggiamento critico, ostile) di essere sensibile alla idee dei giovani, gli credereste? E se tentasse di persuadervi della veridicità delle sue parole colpendo ripetutamente la scrivania con il taglio della mano?
Freud descrisse il caso di una sua paziente che, pur affermando di essere contenta del matrimonio, continuava a sfilare e infilare la fede dal dito. Quando la donna parlò dei suoi problemi coniugali Freud non ne rimase affatto colpito essendo consapevole del suo significato.
3) Leggere i gesti nel contesto. Tutti i gesti devono essere valutati nel contesto in cui vengono effettuati. Se ad esempio in una fredda giornata d'inverno incontrate un amico alla fermata dell'autobus in posizione di chiusura, con braccia e gambe conserte, probabilmente cerca semplicemente di proteggersi dal freddo. Se lo stesso amico ha la stessa postura ad una cena a casa di amici mentre proponete un'idea o il vostro punto di vista su un argomento, beh, probabilmente non apprezza il vostro intervento.
Nei prossimi articoli vi svelerò comunque altri trucchi per individuare i segnali del corpo in maniera efficacie...per oggi è tutto.
Ciao,
Antonio
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